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“Alidiana al Residence” – Parte 1


di Membro VIP di Annunci69.it Angel1965
22.04.2025    |    71    |    0 6.0
"Quando venne, lo fece con un urlo rotto, graffiandomi le spalle, mentre il suo corpo si contorceva sopra di me in una scossa furiosa..."
La prima volta che la vidi salire le scale del residence, indossava un vestitino bianco leggerissimo, senza reggiseno. I suoi capezzoli disegnavano forme perfette sotto il tessuto mentre camminava a piedi nudi, come se la sera appartenesse solo a lei.

Era estate piena sul Lago di Como, e il tramonto incendiava le colline. Ma niente bruciava più della voglia che mi accese con un solo sguardo.

«Ti aspettavo» mi disse appena aprii la porta della mia suite. La voce bassa, come un segreto, come una promessa.

Si avvicinò piano, poi si inginocchiò davanti a me, senza dire altro.

Alidiana non aveva bisogno di parole. Sapeva esattamente cosa volevo. Le sue mani sciolsero la cintura dei miei pantaloni con una lentezza che era puro veleno. E quando il mio cazzo scattò libero, lei lo prese con un sorriso sporco, famelico, quello che solo lei sapeva fare.

Iniziò a succhiarlo con una lentezza studiata, godendo di ogni secondo, con quegli occhi neri puntati nei miei. Le sue labbra erano calde, morbide, perfette. Ogni movimento era una danza, e ogni gemito che mi strappava sembrava mandarla più in estasi.

Mi trattenevo con fatica, ma lei voleva tutto. Lo voleva profondo, lo voleva mentre si stringeva i seni con le mani, lo voleva sentire pulsare in fondo alla gola. Non era un pompino. Era un rito. E Alidiana, la mia dannata puttanella, era la sacerdotessa.

Quando sentii che stavo per venire, le afferrai i capelli. Lei mi guardò, sapeva. E ingoiò tutto, con quella fame che non saziava mai.

Restammo in silenzio per qualche secondo. Poi si alzò, si leccò le labbra e disse soltanto:

«E questa è solo l’accoglienza…»



Non era passata nemmeno un’ora da quel pompino da manuale, e già Alidiana si stava strusciando contro di me di nuovo, completamente nuda, seduta a cavalcioni sul mio petto. I suoi capezzoli erano duri, il respiro corto, e il suo sguardo diceva una cosa sola: voglio ancora cazzo.

«Non mi basta mai» sussurrò, sfregando il suo sesso bagnatissimo contro il mio addome. «Sono una troia fatta per questo, lo sai.»

Non le risposi. Le afferrai i fianchi, la sollevai e la calai lentamente sul mio cazzo duro come pietra. Lei ansimò, spalancò la bocca, lasciò che tutto entrasse dentro di lei, fino all’ultimo centimetro.

«Dio, sì… così… tutto…»

Iniziò a cavalcarmi con movimenti lenti e profondi, gli occhi chiusi, la bocca socchiusa. Era nel suo mondo, nel suo paradiso fatto solo di carne e desiderio. Le sue mani si aggrappavano al mio petto mentre gemeva senza ritegno, ogni colpo più sporco del precedente.

Io la guardavo: il viso sudato, i capelli arruffati, le labbra socchiuse e quel suo corpo perfetto che si prendeva tutto quello che voleva. Era insaziabile, e io non volevo altro che darle sempre di più.

«Mi scopi bene… così bene… ma non fermarti, mai. Dammi cazzo, sempre… anche se urlo… anche se tremo…»

E tremava, oh se tremava. Quando venne, lo fece con un urlo rotto, graffiandomi le spalle, mentre il suo corpo si contorceva sopra di me in una scossa furiosa.

Rimase lì, il fiato spezzato, il sorriso maledettamente sporco.

Poi mi guardò e disse:

«Questa notte non finisce finché non me lo infili in gola di nuovo.»



Era passata mezzanotte. Le cicale fuori facevano da sottofondo, mentre il corpo nudo di Alidiana brillava sotto le luci soffuse della suite. Era stesa sul letto a pancia in giù, il culo alto, perfetto, provocante. Si guardò indietro mordendosi il labbro.

«Mi scopi il culo adesso?»

Non era una domanda. Era un comando.

Mi avvicinai senza dire niente, le mani a esplorare quelle curve, a divaricarle piano. Alidiana gemeva già, solo al pensiero.

«Sono bagnata anche lì… ho giocato un po’ prima che arrivassi…»

Il lubrificante era sparso sul comodino. Le sue dita l’avevano preparata, ma era il mio cazzo che desiderava adesso. E io glielo diedi. Con lentezza, all’inizio, godendomi ogni centimetro che spariva dentro di lei. La sentii tendersi, tremare, gemere… e poi arrendersi.

«Oh sì… tutto dentro…»

La tenni stretta per i fianchi e iniziai a muovermi, lento, profondo. Lei si apriva, si offriva, si lasciava dominare come solo una troia nata per godere sapeva fare. Il suo respiro si fece frenetico, le sue mani si strinsero al cuscino.

«Scopami il culo… fammi male se vuoi… ma non fermarti…»

Ogni colpo era più duro, più profondo. I suoi gemiti diventavano urla rotte. Si sfiorava da sotto, cercando l’orgasmo più proibito, più sporco. E quando venne, si spezzò tutta sotto di me, con le lacrime agli occhi e un sorriso sulle labbra.

Restò lì, ancora a quattro zampe, il culo aperto, soddisfatto. Si voltò piano, con la voce roca:

«E ora, lo voglio di nuovo. Finché non cammino più.»
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